La cultura della sicurezza, nelle organizzazioni complesse, si costruisce attraverso uno sviluppo del modello della Resilienza, articolato su più livelli.
A livello individuale e di gruppo:
A livello di organizzazione:
(elaborazione da Wreathall, 2006)
In sintesi, l’organizzazione resiliente sa delegare, è flessibile, è sensibile ai segnali deboli, è aperta all’apprendimento, non crea una blame culture, ottimizza la circolazione dell’informazione (Bracco, 2007).
Se a ogni livello, dell’individuo, del gruppo, dell’organizzazione, vengono attivate le nostre capacità percettive ed ognuno fa bene il suo lavoro di resilienza, l’organizzazione saprà vedere, ascoltare e parlare la sicurezza.
Potremmo dire inoltre che l’organizzazione resiliente è particolarmente “orientata alla ricerca di significati rispetto alla possibilità di perseguire determinati obiettivi”, a processi di making sense e a modalità etiche, centrate sui valori, di azione (Fichera, 2006); la posta in gioco è sempre alta: l’incolumità delle persone e/o del business.
Questo percorso di sviluppo della resilienza attiva capacità di leadership diffuse, coinvolgendo in modo nuovo il personale, e struttura una visione condivisa della sicurezza e una cultura che orienta le persone a mantenere nel tempo un comportamento virtuoso nei confronti della prevenzione e gestione dei rischi. La sicurezza si “fa da sé”: i comportamenti virtuosi saranno spontaneamente adottati dalle persone se coinvolte in una visione condivisa sul modo di fare sicurezza in azienda.
L’applicabilità di questo modello è molto ampia, e le organizzazioni oggi possono guardare alla resilienza come a una nuova frontiera per gestire non solo la sicurezza, nelle sue molteplici dimensioni, ma anche il business, soggetto a fasi di crisi causate da problematiche complesse e a scarsa prevedibilità. Un modello sistemico per costruire una cultura resiliente che potenzi le capacità di gestire in modo efficace gli elementi critici delle imprese e delle organizzazioni in genere.