La sicurezza è apprendimento, che si impara sul campo, facendo le cose. Si impara a percepire e gestire il rischio per esperienza: non ci sono scuole che ti insegnano tutto quello che devi sapere, perché la variabilità delle situazioni, nei sistemi complessi è troppo grande per essere inscatolata e controllata dal sapere teorico.
La gestione della sicurezza non può prescindere dai fenomeni di percezione del rischio presenti nei contesti operativi specifici; esistono 3 livelli di sensori:
Riprendendo il lavoro di Marianella Sclavi sulle cornici percettive possiamo osservare un classico fenomeno di cecità percettiva:
Notiamo – per inciso - che la capacità percettiva cambia ma non ingloba in maniera naturale quella dei livelli inferiori (gruppo e individuo); si pone in relazione dinamica, sistemica, con essi e li integra oltre che essere potenziata. Più semplicemente: la percezione nei sistemi complessi ha bisogno di tutti e tre i livelli, ognuno indispensabile e peculiare. Ogni livello costituisce la cornice di senso dei livelli inferiori, ne permette uno sviluppo logico, permette di percepire i problemi del livello precedente in modo nuovo e gestibile.
Il gruppo permette la soluzione dei problemi percettivi presenti a livello individuo, l’organizzazione ottiene lo stesso risultato sui problemi percepiti a livello gruppi o squadre. Dall’intreccio dinamico e dalla relazione tra questi 3 livelli emerge un modello di apprendimento sulla sicurezza che risulta logico ed efficace, per quanto complesso.
Quindi, sintetizzando, risulta essenziale:
Alla luce di questi principi è possibile attivare un progetto di sviluppo organizzativo che consolidi il modello di knowledge management della sicurezza nella realtà operativa aziendale.
Nel processo di apprendimento lo scambio di esperienza riveste inoltre una dimensione centrale: tutti sanno che si impara facendo esperienze (“trial and error” come dice il mondo anglosassone), ma pochi considerano l’importanza che ha il passaggio di esperienza tra individui “senior” e altri individui.
Non si vede il valore di questo fenomeno; si percepisce la sua importanza quando qualche senior va in pensione costringendo il contesto operativo a ristrutturarsi, spesso con fasi di crisi locale importanti.
Il management aziendale deve riconoscere questo fenomeno e organizzare nel modo migliore il trasferimento della conoscenza maturata nell’esperienza.
Meglio ancora, visto che le forme di conoscenza sul campo sono infinitamente variabili e complesse (in rapporto alle situazioni da gestire), il management deve creare le condizioni culturali perché questo fenomeno “si faccia da sé”: superamento della blame culture, ricerca di dialogo tra management e lavoratori, organizzazione di modalità di ascolto della “voce della sicurezza” rappresentata dai lavoratori e dalla loro esperienza, nuove regole del gioco.